Proponiamo un articolo di Nino Lo Bello pubblicato su Comune-info.net

A Pantelleria gli ulivi vengono coltivati in un modo unico al mondo, sono striscianti cioè le branche toccano il suolo per sfuggire al vento che soffia sempre. Questo vuol dire che le olive non possono essere raccolte neppure con le reti ma una ad una. Lo scrive Tommaso, “agronomo missionario” raccontando in una bella lettera il lavoro enorme di persone come Andrea Blandino, impegnato a vivere giorno per giorno producendo olio nella salvaguardia della diversità agricola che si sta facendo nell’isola.
Un lavoro che molti definiscono “eroico” e che indica la straordinarietà di persone che, senza mai cessare di zappare, si impegnano ad accogliere persone che arrivano dall’Africa o dall’Asia colpevoli solo di cercare un destino migliore. È così che si vive il territorio a Pantelleria, facendo comunità secondo antiche tradizioni e chiedendo solo rispetto per la propria dignità

Molti l’hanno chiamata “agricoltura eroica” quella di Pantelleria e delle isole Pelagie in difesa territorio e della sua biodiversità, posti unici nel Mediterraneo dove le Berte (vedi Linosa) nidificano nei loro giri tra tre continenti (Africa, Asia ed Europa), costantemente preda dei capricci del vento, dei cambiamenti climatici e di difficoltà logistiche difficilmente superabili, di difficoltà di mercato e sotto la spada di Damocle dell’abbandono delle nuove generazioni; eppure c’è gente che continua a coltivare con poca acqua, a tramandare colture e culture, perché è qui che vogliono vivere , è qui che è la loro isola.

E malgrado le difficoltà continuano a zappare e lavorare il terreno, a salvare ed accogliere gente diversa venuta dall’Africa e dall’Asia, che chiede solo un altro modo di vivere e di crescere i figli che si portano appresso, a testimoniare un altro modo di pensare, quella retro-innovazione che guarda indietro per non dimenticare la lezione dei padri e lungo perché vuole fare “comunità” tra le persone e il territorio dove si vive.

Non vogliono né elemosine, né solidarietà e belle dichiarazioni formali, solo rispetto per il lavoro che fanno con tanta perseveranza e dignità; vogliono instaurare rapporti di amicizia, di comunità e di sana economia che gli permetta di continuare a lavorare, vogliono invitarvi e farvi respirare l’aria, il sole, la luce della loro terra, a farvi assaggiare i prodotti della loro terra, a farvi sentire i rumori del mare, le grida degli uccelli e il silenzio della notte, rumori, sapori, suoni e silenzi ormai dimenticati nelle città del “mercato, “con tanta gente che lavora, con tanta gente che…è disoccupata, obesa e che prende pasticche per dormire.

E per misurare la concretezza del “cosa possiamo fare” riporto, alla vostra attenzione, la lettera che mi ha scritto il mio amico Tommaso, “agronomo missionario”

Un saluto di pace

“Un agricoltore vero di Pantelleria, Andrea Blandino, sta facendo un lavoro enorme di salvaguardia della diversità agricola a Pantelleria recuperando le vecchie varietà e rimettendo a coltura terreni abbandonati. Coltiva le vecchie varietà di frumento che trasforma in pasta e sta coltivando e moltiplicando l’originaria varietà di lenticchia dell’Isola. Sta facendo questo lavoro senza nessun aiuto pubblico. In particolare ha recuperato alcuni vecchi uliveti.

Gli ulivi a Pantelleria vengono coltivati in un modo unico al mondo, sono striscianti cioè le branche toccano il suolo per sfuggire al vento che soffia sempre a Pantelleria. Questo vuol dire che le olive non possono essere raccolte neppure con le reti ma una ad una!

Questo determina l’abbandono degli uliveti e Andrea li recupera (per chi volesse avere una idea più concreta di questi ulivi può vedere questo breve video ) sottraendoli spesso agli incendi.

Fare agricoltura in maniera tradizionale a Pantelleria è complicatissimo ma anche la trasformazione dei prodotti, che lui fa eseguire in strutture particolari in Sicilia, è complessa e comporta il trasferimento dei prodotto sull’Isola “grande”.

L’olio prodotto è un olio extravergine non filtrato e lavorato a freddo, dopo la raccolta manuale, le olive lo stesso giorno vengono portate in un frantoio a Paceco (Tp) dove vengono molite a freddo e l’olio imbottigliato.

La varietà di olive sono la Biancolilla, che si presta a essere allevata in questo modo, la vecchissima Giarraffa presente dal periodo arabo e poi nell’ottocento innestata soprattutto a Biancolilla1, Nocellara, famosa come oliva da mensa ma che garantisce un olio straordinario e, soprattutto, olivastro i cui frutti sono piccolissimi. La miscela garantisce stabilità all’olio.

Coltiva in biologico ma non ha la certificazione e questo gli impedisce ad oggi di commercializzare i prodotti come biologici. Dal prossimo anno dovrà poterlo fare. Adesso lui ha 800 bottiglie di olio dell’annata 2021 22 che non ha commercializzato per una serie di ragioni tra cui il fatto che pensa solo a lavorare … Vi chiedo un aiuto lui vende le bottiglie ai supermercati a 10 euro la bottiglia l’olio.”

Se siete interessati, potete scrivere o collegarvi a: Andrea Blandino, cell. 328 3115500; email crusco.pantelleria@gmail.com; cc. IT48Y0760116400000083032581

Nota 1)“La varietà di ulivo che vi lasciarono gli antichi si è la Giaraffa, oggi però propagano la cosi detta Bianculidda, perché l’esperienza ivi ha fatto conoscere essere la più acconcia per queste terre, perché produce abbandonate frutto e perché gli alberi crescendo di bassa statura resistono meglio agli urti della corrente dell’aria.” Calcara, 1853

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