Il 25 settembre 2020, si è tenuta la conferenza multidisciplinare “La Strategia europea di bioeconomia: scenari e impatti territoriali, opportunità e rischi” – patrocinata da società scientifiche e università – che ha raccolto i contributi di storici, geografi, economisti, urbanisti, costituzionalisti, biologi, biologi forestali e medici le cui analisi hanno messo in evidenza una serie di criticità sulla base delle quali si può asserire che la Strategia di bioeconomia della Commissione europea e la conseguente Strategia Italiana siano piuttosto distanti dall’idea originaria di Bioeconomia teorizzata negli anni sessanta da Nicholas Georgescu-Roegen, ovvero una bioeconomia in armonia con la vita e le leggi della natura.
La Strategia di bioeconomia attuale, invece, riflette un’accezione relativamente recente della parola “bioeconomia”, che nasce dall’industria biotech, chimica, farmaceutica, agroindustriale e dai progressi della biologia, della genetica e della tecnologia molecolari, nonché dalla domanda di biomasse per usi non alimentari.
Tale accezione presenta forti contraddizioni rispetto agli stessi obiettivi che si pone, in quanto dipendente da risorse non sostenibili, non rinnovabili e importate da Paesi esterni all’Unione europea, arrivando alla conclusione che, per tali ragioni, essa stessa richiederebbe una rielaborazione che non può prescindere dal suo adeguamento alla Strategia europea sulla biodiversità, nonché al Piano nazionale integrato per l’energia e il clima.
La conferenza in programma si interroga su come attuare nella contemporaneità una bioeconomia integrata e in armonia con la vita e la natura.
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