Un panel sull’economia solidale:
tra pratiche dal basso e istituzionalizzazione, tra bisogni comunitari e riconoscimento legale

Il workshop, che ha aperto la quarta edizione del Festival ReThinkable, ha proposto una riflessione in linea con la volontà di “ripensare” il sistema, l’assetto della nostra economia e delle nostre pratiche sociali. 

Durante l’incontro introdotto e condotto da Adanella Rossi, Rete Italiana per l’Economia Solidale, sono intervenuti  Giuseppe Rizzardo, socio Prodes FVG, che ha portato l’esperienza della legge per la promozione dell’economia solidale (Ecosol) in FVG, Francesca Marconi, presidente del Forum Regionale dell’economia solidale dell’Emilia-Romagna e presidente di DES Parma,  che ha portato l’esperienza della legge Ecosol in Emilia Romagna e Matteo Rossi, sindaco di Bonate di Sopra e presidente del DESS Bergamo, che ha parlato dell’esperienza del percorso per arrivare a una legge regionale lombarda per l’economia solidale.

Il focus è stato sull’esperienza dell’economia solidale, guardando alla sua origine, come movimento che ha cercato e realizzato un’alternativa di visione e pratiche, e alle ulteriori forme con cui può oggi esprimere il suo potenziale trasformativo.

La forza di cambiamento dell’economia solidale è andata crescendo, nella diversificazione delle esperienze, dei percorsi e delle relazioni che ha attivato. La ricerca di alternative ha indubbiamente trovato un’espressione importante nelle pratiche attorno al cibo, ambito di sovrapposizione di numerose criticità e ingiustizie del sistema dominante, ma si è estesa anche ad altri settori produttivi e del vivere sociale, e ad altre pratiche di solidarietà, cura, lotta per i diritti. Nel cambiamento del modo di pensare e dello stile di vita che ha generato ha dimostrato che la società può desiderare e scegliere altro, un altro modello di vita. Da chi le ha studiate, queste esperienze sono state considerate importanti espressioni di innovazione sociale.

Nel corso del tempo è cresciuta la consapevolezza dell’importanza di un’azione che oltre alle pratiche si collocasse anche su un piano più politico, per incidere con la propria visione sulle istituzioni e sulle scelte politiche, e rivendicando nuovi spazi di democrazia. Questa esigenza è maturata in un contesto che ha visto acuirsi le criticità da tempo presenti, sul fronte ambientale (superamento di diversi limiti nel rapporto distruttivo che abbiamo con le risorse, inasprimento della crisi climatica) e in ambito sociale (povertà in crescita, disgregazione del tessuto sociale, precarizzazione e marginalizzazione…), criticità alle quali le politiche pubbliche non hanno dato adeguata risposta. In questo contesto gli attori dell’economia solidale hanno sentito crescere la responsabilità dell’essere ancora più efficaci nel loro ruolo trasformativo, proponendo approcci diversi, un’alternativa a un sistema economico, di relazione sociale e politica pubblica che sta spingendo il mondo verso l’autodistruzione.

Sono diverse le esperienze attivate in questo senso, spesso facenti leva sull’attivazione autonoma delle comunità locali nella gestione dei processi produttivi, dei beni comuni, dei servizi di cura. In altri casi si è scelta la strada dell’attivazione nella sfera pubblica, con modalità, obiettivi e risultati diversi: ricerca di riconoscimento giuridico e ottenimento di quadri istituzionali favorevoli; promozione/co-creazione di specifici spazi istituzionali nei quali svolgere un ruolo politico; la più generale cittadinanza attiva e il coinvolgimento in specifici spazi della governance, specialmente su scala locale (es. food policies, patti di collaborazione per la gestione di beni comuni secondo il principio di sussidiarietà, co-progettazione in ambito sociale). In queste esperienze le realtà dell’economia solidale, portatrici di innovazione radicale, accettano la sfida del confronto nello spazio pubblico, politico, con tutti i rischi che possono derivare da processi di istituzionalizzazione ma anche la possibilità di innescare processi di cambiamento che coinvolgano lo stesso sistema (laddove c’è maggior flessibilità e ci sia la giusta apertura e sensibilità). Un terreno questo che richiama il ruolo e il rapporto tra responsabilità civile e responsabilità del soggetto pubblico.

In tutto questo gli attori dell’economia solidale sono impegnati nell’uscire dai propri spazi di azione e a mettersi in relazione e a cercare alleanza con altre organizzazioni, le collettività locali e la società in generale, gli amministratori e i decisori politici, agendo sia nella dimensione locale, dove si sperimentano nuovi modelli, che su scala più ampia, dove si aspira a cambiare le narrazioni dominanti.

Accanto al tema di fondo del “ripensare”, proprio di ReThinkable, questo ha richiamato il focus della quarta edizione, “(in)dipendenze”, a sottolineare l’importanza di riconoscere le interdipendenze — sociali, ecologiche, culturali, economiche, inter-generazionali — che ci legano gli uni agli altri, e l’importanza della capacità di agire, decidere e creare all’interno di reti di collaborazione, per affrontare le enormi sfide che abbiamo davanti.

Questa riflessione di fondo è stata ripresa e arricchita dagli interventi programmati e dalla partecipazione attiva dei presenti, sulla base delle specifiche esperienze vissute.

L’esperienza del Friuli-Venezia Giulia ha evidenziato quanto fosse innovativo e ambizioso il progetto che stava dietro la legge istituita nel 2017: l’idea di fare leva sulla dimensione di comunità, come unità di auto-organizzazione diffusa in tutto il territorio regionale, che superasse la stessa dimensione distrettuale dell’economia solidale. Una visione che tuttavia si è scontrata con la sfida dell’attivazione delle comunità, in un quadro generale di sempre minore partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.

L’esperienza del Forum regionale dell’economia solidale dell’Emilia-Romagna è stata importante in questi anni per sviluppare capacità di relazionarsi con le istituzioni, e lavorare a temi trasversali, non legati a specifici contesti territoriali. Si è toccata con mano la necessità di gestire il rapporto tra la responsabilità civile, legata alla maggiore capacità della società civile di rispondere alla necessità di cambiamento, e la responsabilità pubblica, ambito comunque necessario.

Anche nel caso della legge per l’economia solidale in Lombardia si è evidenziata la fatica della dimensione politica, per la difficoltà di normare qualcosa di profondamente diverso. Un percorso in cui la società civile ha investito tanta energia ma che è finito nel nulla.

Il dibattito che si è sviluppato ha messo in luce altri aspetti.

I percorsi molto istituzionalizzati appaiono di fatto quelli più difficili, meno certi rispetto all’esito. Maggiori potenzialità sembrano emergere dall’attivazione di strumenti diversificati, legati alle specificità dei territori, facendo leva sulla maggiore flessibilità e sviluppando capacità di adattamento degli strumenti.

E’ comunque fondamentale rompere la dimensione monolitica del sistema, creando alternative e lavorando sulle interdipendenze, da riconoscere tanto nei problemi quanto nei percorsi per risolverli. In questo è centrale la questione del potere. Nel sistema il potere è un “potere sugli altri”, funzionale al mantenimento della dimensione monolitica. Diverso è il “potere con gli altri”, che colloca in una dimensione sociale di attivazione, di costruzione dell’alternativa. E’ importante avere consapevolezza della profonda differenza tra la tendenza alla “disconnessione”, propria del sistema dominante e, al contrario, la volontà di “interdipendenza” di chi vuole agire un cambiamento.

Riguardo alla partecipazione, alla possibilità di azione politica e alla dimensione democratica, emergono i limiti della democrazia rappresentativa e la necessità di trovare altri modi per attivare l’intelligenza collettiva e dare potere alle comunità. Diventa importante sviluppare la dimensione di movimento, le forme di resistenza civile e potenziare i sistemi democratici che abbiamo, gli strumenti di democrazia deliberativa (es. le assemblee dei cittadini).

Si evidenzia il grande potenziale di strumenti innovativi che si stanno diffondendo sui territori, come le comunità energetiche rinnovabili solidali, le cooperative di comunità, la co-progettazione. Si rivelano laboratori potenti per generare cambiamento.

Il rapporto con le istituzioni, seppure importante, non può esaurire lo spazio dell’azione politica. Rimane importante la capacità di collocarsi in entrambe le dimensioni. E a questo scopo si conferma l’importanza della crescita di consapevolezza che si appartiene a un movimento. Allo stesso tempo va curata l’inclusività dei percorsi di cambiamento, affinché questo non sia accessibile solo alla “fascia media riflessiva”. E’ importante diventare comprensibili, riconoscibili e credibili, in una circolarità tra pratica, teoria e politica. A tal fine la comunicazione ha un ruolo fondamentale.