Il 7 e 8 maggio scorsi la fattoria senza padroni – bene comune di Mondeggi è stata nuovamente luogo di un incontro degli occupanti con i loro sostenitori. L’occasione era la presentazione del progetto UniTerra cui hanno fatto da contorno altri eventi significativi di lotte sociali di varia natura, a conferma del fatto che Mondeggi è un punto di riferimento consolidato di dialogo fra realtà che potremmo definire antisistemiche.
Quella straordinaria storia di autogoverno, nata otto anni fa dall’occupazione di una tenuta non lontana da Firenze, è stata costantemente minacciata. Bisognava quindi resistere costruendo: creare, inventare, aprirsi alle relazioni, fino a diventare – come scrive qui sotto Aldo Zanchetta – un punto di riferimento e di dialogo fra realtà che potremmo definire antisistemiche. Nasce probabilmente da questo l’idea di un progetto così ambizioso come l’Università della Terra – la prima in Italia, a quanto ne sappiamo – che prende ispirazione (ma non come modello) da esperienze messicane sempre molto care alla gente di Mondeggi, quella fondata a Oaxaca da Gustavo Esteva, in particolare. Non si fa in tempo ad assoporare la gioia per l’avvio di un progetto tanto entusiasmante sulla condivisione dei saperi, che già si profilano nuove scelte essenziali e difficili tra opportunità, ma soprattutto culture politiche, che sembrano inconciliabili: questa volta, però, il pericolo non arriva dalla classica ipotesi di sgombero violento. La minaccia che grava sulla comunità aperta a chiunque ne”condivida i principi” attenta esattamente a uno di essi: l’autogestione. Di più: questa volta la minaccia ha un volto che definire sorprendente è davvero un eufemismo: una pioggia di milioni per “riqualificare” l’area.