Con l’assicurazione obbligatoria dei rischi ambientali il cerchio della finanziarizzazione della natura si chiude. La natura, già ridotta a “capitale naturale” nella contabilità nazionale, ovvero stock di servizi ecosistemici da includere negli asset patrimoniali delle imprese, diventa a tutti gli effetti merce di scambio intermediata dalla finanza. La shock economy (già ben descritta da Naomi Klein al tempo dell’uragano Katrina a New Orleans) è un potente mezzo per drenare denaro dai “risparmiatori”, ricavare profitti e far crescere il Pil.

Di questo parla Paolo Cacciari nell’articolo apparso su comune-info, di cui consigliamo la lettura.
Come suggerisce l’autore, abbiamo bisogno di rilanciare una nuova stagione di finanza critica che reinventi i principi e le pratiche del mutualismo, per costruire relazioni solidali e pratiche cooperative fuori mercato in grado di affrontare le fragilità delle nostre vite. La cura e la manutenzione del territorio fanno parte di queste attività non lucrative.

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[foto di Marilena Pallareti – Lugo (Ravenna), 21 settembre 2024]