Lo scorso 11 novembre, nella splendida cornice del Conventino Caffè Letterario di Firenze, realtà che stanno promuovendo forme di economia “fuori mercato” e di altro mercato, di finanza solidale, di comunità di pratica e di cura, di beni comuni e di giustizia sociale si sono incontrate per ripartire insieme da un presente martoriato da crisi pandemiche, belliche, climatiche ed economiche.

Nella giornata, organizzata da RIES, per celebrare i vent’anni dal primo Forum Sociale Europeo, abbiamo cercato di comprendere quali sfide ci attendono e quali risposte siamo in grado di fornire insieme ad ospiti nazionali e internazionali.  Sono intervenuti rappresentanti della Rete spagnola di economia solidale e alternativa (REAS), della rete europea di economia sociale solidale (RIPESS Europa), amministratori locali e rappresentanti di reti tra cui Genuino Clandestino, Fuori Mercato, MAG, Rete semi rurali, Coordinamento del commercio equo, Abiti puliti, Fridays for Future – oltre naturalmente a DES e vari soci della RIES.

Sin da subito è stato palpabile il clima di condivisione e confronto all’interno del quale i numerosi partecipanti hanno voluto offrire il proprio contributo, attraverso esperienze personali, dati concreti, possibili proposte da attuare per risollevare le sorti di un pianeta che sembra andare sempre più alla deriva.

Durante l’incontro abbiamo condiviso valori, principi e priorità: quali sono i temi chiave oggi non solo per rispondere alle contingenze, ma per avere una prospettiva comune?  Le realtà territoriali hanno bisogno di una voce collettiva, in grado di farsi sentire e di far valere quei principi  che ci spingono verso una idea di futuro migliore per tutte le persone, un’idea di società capace di fornire ai cittadini strumenti adeguati per autogestirsi in termini di economia, di finanza e di forme di welfare condivise.

Il rapporto con la politica e con gli enti locali in particolare è, per questo, una sfida cruciale. Quando parliamo di economie trasformative, stiamo parlando di modificare il sistema economico attuale, con l’obiettivo di costruire un dibattito pubblico che possa influenzare sempre più come si fanno politiche locali sul cibo, l’energia, il lavoro, le comunità. Agire buone pratiche, raccontarle ed interconnetterle tra territori è un processo con tempistiche lunghe e non è sufficiente per una trasformazione più profonda.  Agli amministratori presenti (giovani ANCI e Comune di Firenze) sono state poste domande sul rapporto con le forze politiche, le istituzioni e le modalità di co-progettazione con le organizzazioni di cittadini e dell’economie solidali: fare un salto di qualità in questa direzione è più che mai urgente.

L’economia solidale non è antipolitica, tutt’altro: vuole instaurare un rapporto che metta al centro la vita, i diritti, la giustizia sociale e una reale transizione non condizionata dalla crescita e competizione indotte dal mercato capitalista. La pandemia ci ha posto di fronte a trasformazioni epocali, anche all’interno delle relazioni internazionali, che però lasciano spazio a nuove frontiere.

La delegazione di giovani del Maghreb che ha partecipato all’evento organizzato in collaborazione con COSPE e i progetti Restart Tunisia, Restart Maghreb e Les Jeunes pour les Jeunes, nella sessione dal titolo “Dove va l’Europa e il Mediterraneo? Per un’economia di pace”, per esempio, ha raccontato delle difficoltà incontrate in paesi che con contesti di grande disoccupazione e alienazione giovanile, solo adesso cominciano a riconoscere il ruolo di associazioni e imprese sociali.  Questi giovani sono riusciti a costruirsi un’alternativa grazie a nuove imprese realizzate nell’ambito della Economia Sociale e Solidale: è stato importante per loro confrontarsi con realtà simili ma in altri contesti, con cui poter cooperare in futuro.

Durante il dibattito, i molti intervenuti hanno provato a dare risposte alle sfide attuali – ponendo l’accento sui beni comuni, sui circuiti diretti tra produttori e consumatori, sulle modalità attraverso cui riorganizzare il lavoro e su una finanza a servizio delle persone e dell’economia senza interessi. Sostenibilità finanziaria, transizione ecologica, collaborazione mutua e solidale: sono queste le modalità attraverso cui la trasformazione può concretizzarsi, anche in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo, ma solo se l’economia riesce a “fare rete e tessuto” e a prendersi cura delle persone, dei loro bisogni e di questo pianeta, che abbiamo il dovere di preservare e tutelare.