Giugno è il mese delle elezioni europee del 2024. Decideranno le politiche che verranno attuate nei prossimi cinque anni e influenzeranno profondamente le nostre vite.

Dalle ultime elezioni sono successe molte cose che ci hanno portato a una realtà ancora più buia, come guerre, pandemia, eventi meteorologici estremi dovuti al cambiamento climatico, aumento delle povertà e una situazione economica generalmente negativa (anche se la finanza globale sta prosperando da tutte queste crisi). Le risposte dell’UE sono state deboli e contraddittorie, incluso il PNRR – Next generation Europe e le politiche di un Green Deal europeo che ancora prima di essere attuato, viene smontato pezzo per pezzo.

È di nuovo il momento di alzare la voce e chiedere un cambiamento verso una realtà migliore e più giusta per tutti. Recentemente a Marsiglia c’è stato l’incontro dei movimenti sociali “European Common Space for Alternatives“,  che ha seguito il ventennale del Forum sociale europeo di Firenze del 2022 (di cui RIES è stata tra i co-promotori). Alcune reti europee hanno elaborato manifesti con proposte di cambiamento in molti settori, come l’economia sociale e solidale, le cooperative come cuore dell’innovazione inclusiva, la transizione energetica dell’Europa e un’Unione senza fossili, socialmente giusta e neutrale dal punto di vista climatico. Campagne come “Time for Collective Action“, gestita da Ecolise e co-promossa da RIPESS Europe, per rafforzare le iniziative guidate dai cittadini per un forte Green Deal europeo (ne parliamo più in dettaglio qui), il Manifesto europeo per guidare la via d’uscita dalla crisi abitativa, gestito da Housing Europe, che presenta un approccio integrato per affrontare sia l’esclusione sociale che la necessità di ridurre in modo significativo l’impronta di carbonio nel parco residenziale europeo e la campagna Restore Nature – per chiedere ai politici di approvare la legge sul restauro della natura e votare per coloro che lo fanno – o infine le richieste di un cambiamento radicale per le politiche agricole comunitarie come quelle de La Via Campesina.

A tutto questo si aggiungono i venti di guerra sempre più forti, cavalcati in maniera preoccupante da una parte della politica, e la risposta ancora debole che come movimenti nonviolenti della società civile stiamo dando.  Dovremmo seguire l’esempio degli studenti che stanno manifestando nelle università e nelle piazze e proporre risposte concrete.  Un esempio viene dall’incontro recente promosso da Rete Humus e altri, che ha prodotto un documento “Terra non Guerra” sul ruolo dell’agroecologia come strumento di pace.  I movimenti contadini e per la sovranità alimentare a livello mondiale intanto si stanno confrontando attraverso il coordinamento Nyeleni per il forum internazionale che si terrà l’anno prossimo in India.

Intanto… RIES sta facendo una profonda rielaborazione della sua ragion d’essere, confrontandoci sul percorso che è stato fatto nel corso dell’anno per ridefinire visione, missione e obiettivi condivisi, che culminerà nell’assemblea dei soci il prossimo 1-2 giugno.  Appuntamento a Napoli!