Il 18 aprile rimarrà negli annali della storia del movimento dell’Economia sociale e solidale (ESS): dopo l’OECD (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e l’ILO (l’Organizzazione Internazionale del Lavoro) e la Commissione Europea (con il Piano d’azione per l’Economia Sociale, adottato a fine 2021) che negli ultimi hanno hanno riconosciuto ufficialmente l’ESS e adottato una serie di misure in merito, arriva il voto delle Nazioni Unite a favore di un rafforzamento dell’ESS in tutto il mondo.

Ma è davvero un passaggio storico che farà la differenza nei prossimi anni, rispetto a politiche spesso incoerenti e di ripiego del settore pubblico in gran parte dei paesi, Italia in primis, degli ultimi decenni?  Dipenderà molti dalla sua implementazione – come per l’Agenda 2030 (gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) e gli accordi sul Clima.  Se alle parole non seguono i fatti e lo spostamento reale di risorse dall’economia di mercato insostenibile a quella reale, integrata nei territori, socialmente e ambientalmente utile non avviene in misura sostanziale, rimarrà al pari di una delle tante dichiarazioni di principio. O peggio, potrebbe “normalizzare” l’ESS perché sia assorbita interamente nel Terzo Settore.

Certo, spetta anche a noi – attori e promotori dell’ESS – fare il possibile perché questo avvenga.  La rete RIPESS, di cui RIES è membro, ha giocato un ruolo importante sia nella formulazione sia nella promozione per l’approvazione, lavorando a stretto contatto con la Task Force inter-agenzie sull’ESS delle Nazioni Unite.  Secondo Drazen Simlesa, co-coordinatore di Ripess Europe, “possiamo davvero festeggiare per l’adozione della risoluzione dell’ONU sull’ESS. Il lavoro di advocacy è una parte molto dura, molto lenta e spesso invisibile di qualsiasi rete globale per la solidarietà, la sostenibilità e un mondo giusto. Questo può essere un buon strumento per plasmare e progettare politiche pubbliche per l’ESS in tutto il pianeta. In effetti, dobbiamo essere ancora più attivi ora, con i nostri partner, per fare in modo che questo non si riduca a un ulteriore pezzo di carta e a uno scopo a sé stante. Il nostro pianeta ha bisogno di un approccio pratico, appropriato e rigenerativo al suo problema principale. L’ESS si basa, tra gli altri concetti, su queste esigenze. Ora abbiamo un buon punto di partenza per un approccio attivo a queste esigenze e per spingere ancora più in profondità la solidarietà globale”.

L’Italia è tra i paesi che hanno sottoscritto da subito la risoluzione.

Ma vediamo dunque cosa è la Risoluzione ONU sull’ESS e cosa prevede.
Il 18 APRILE 2023, in occasione della 66a riunione plenaria, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione “Promuovere l’economia sociale e solidale per lo sviluppo sostenibile” (A/77/L.60). La risoluzione fornisce una definizione “ufficiale” dell’ESS e riconosce che essa può contribuire al raggiungimento e alla localizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Riconoscendo il ruolo dell’economia sociale e solidale nella promozione della democrazia e della giustizia sociale, la risoluzione:

1. Incoraggia gli Stati membri a promuovere e attuare strategie, politiche e programmi nazionali, locali e regionali per sostenere e potenziare l’economia sociale e solidale come possibile modello di sviluppo economico e sociale sostenibile, tenendo conto delle circostanze, dei piani e delle priorità nazionali, tra l’altro, sviluppando quadri giuridici specifici, ove opportuno, per l’economia sociale e solidale, rendendo visibile, ove possibile, il contributo dell’economia sociale e solidale all’economia sociale e solidale, il contributo dell’economia sociale e solidale nella compilazione delle statistiche nazionali e fornendo incentivi fiscali e per gli appalti pubblici, riconoscendo l’economia sociale e solidale nei programmi di istruzione e nelle iniziative di ricerca e sviluppo delle capacità e rafforzando il sostegno all’imprenditorialità e alle imprese, anche facilitando l’accesso delle entità dell’economia sociale e solidale ai servizi finanziari e ai finanziamenti, e incoraggiando la partecipazione degli attori dell’economia sociale e solidale al processo di elaborazione delle politiche;

2. Incoraggia le entità competenti del sistema di sviluppo delle Nazioni Unite, compresi i team nazionali delle Nazioni Unite, a tenere in debita considerazione l’economia sociale e solidale nell’ambito dei loro strumenti di pianificazione e programmazione, in particolare il Quadro di Cooperazione per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, in modo da fornire sostegno agli Stati, su loro richiesta e in conformità con i loro mandati, e da identificare, formulare, attuare e valutare misure e quadri politici coerenti e abilitanti per lo sviluppo dell’economia sociale e solidale come strumento per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e a questo proposito riconosce il lavoro della Task Force inter-agenzie delle Nazioni Unite sull’economia sociale e solidale;

3. Incoraggia le istituzioni finanziarie multilaterali, internazionali e regionali e le banche di sviluppo a sostenere l’economia sociale e solidale, anche attraverso strumenti e meccanismi finanziari esistenti e nuovi adatti a tutte le fasi di sviluppo;

4. Chiede al Segretario Generale di preparare un rapporto, nell’ambito delle risorse esistenti, in collaborazione con la Task Force inter-agenzie delle Nazioni Unite sull’economia sociale e solidale, sull’attuazione della presente risoluzione, tenendo conto del contributo dell’economia sociale e solidale al raggiungimento dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e di una ripresa inclusiva, ricca di posti di lavoro, resiliente e sostenibile, e decide di includere nell’agenda provvisoria della sua settantanovesima sessione, sotto il punto intitolato “Sviluppo sostenibile”, una sottovoce intitolata “Promozione dell’economia sociale e solidale per lo sviluppo sostenibile”.