«Il commercio equo e solidale senza critica al capitalismo è solo shopping».
Giornata mondiale del commercio equo: impostare l’insicurezza della ragione.
Se: «l’ambientalismo senza critica del capitalismo è solo giardinaggio» parafrasando la nota citazione (attribuita a Chico Mendes, sindacalista, politico e ambientalista brasiliano) e ripresa recentemente nel recente documentario Planet of the Humans diretto da Jeff Gibbs e prodotto da Michel Moore, anche «il commercio equo e solidale senza critica al capitalismo è solo shopping».
Lo shopping etico non è un invito alla speranza del consumo giusto, serve il coraggio di un posizionamento radicale per il movimento del CES, dentro la prospettiva che la felicità è anche disubbidienza e sogno .
Sognare un CES che parli di reddito di base incondizionato, di un modello globale di commercio equo post growth che vede se stesso dentro una visione di società operante senza la domanda di una costante crescita economica, sognare un CES capace di operare simultaneamente in chiave interstiziale, simbiotica e di conflitto dentro il sistema attuale.
Le funzioni sovversive e liberatrici della parole decrescita e commercio equo insistono sulla necessità di una parentela e di un forte legame con tutte quelle matrici di economia solidale capaci di non integrarsi o peggio fondersi con il sistema capitalista , rivolgendosi ad esse in un servizio teorico, pratico ed esperienziale per lo sviluppo di una ecosofia e di una serie di nuovi registri ecologici capaci di regolare la complessa relazione tra società, ambiente, soggettività.
Chi vuole oggi comprendere la civiltà o inciviltà dei nostri tempi e le grandi questioni del presente deve abituarsi a trovare e leggere i segni dei tempi, le chiavi di interpretazione di una realtà che si svela attraverso la sua Apocalisse, nel senso etimologico di rivelazione.
Alex Langer li riteneva essenziali nella Einstellung, l’impostazione di un ecosistema che desideri il cambiamento nei principi di coesistenza, pace, dialogo ed insicurezza.
Non c’è nulla di più insicuro, felice e saggio nei tanti significati semantici che questa parola evoca, nonostante l’apparente decadenza e il romanticismo della auto produzioni.
Eppure è proprio questa istintiva distanza da tutte quelle forme di sgradita povertà di ritorno, dalla paura di non farcela che la protegge dalla occupazione abusiva delle parole del profitto, del capitale sostenibile, della guerra.
La giornata equa e solidale non sia solo autocelebrazione ma impostazione della propria ragione futura, anche se questo significherà fare un tagliando ai propri valori, interrogarsi sui fondamenti della nostra esistenza , sottoporci a critica e progettare assieme il disordine che contesta l’ordine imposto del controllo commerciale, economico e sociale del mondo.