Nella prima periferia Est della capitale, vicino alla stazione Tiburtina, sorgerà il “complesso sportivo multifunzionale”. Un intervento su terreni pubblici che va anche oltre l’impianto e che secondo l’Ispra consumerà almeno 20 ettari di suolo. Per la Giunta Gualtieri sarà un “volano di sviluppo”, per i comitati è mancato il dibattito.

Siamo a Pietralata, prima periferia Est della capitale, tra la stazione dell’Alta velocità Tiburtina e l’ex borgata. Siamo soprattutto sui terreni pubblici destinati all’ex Sdo, acronimo di Sistema direzionale orientale che, secondo il piano regolatore del 1965, prevedeva di delocalizzare nella parte Est della città i servizi e le sedi istituzionali condensati nel centro. Gli espropri sono partiti solo all’inizio degli anni Duemila, dopo che una legge del 1990 ha inserito lo Sdo tra i progetti di interesse per Roma Capitale. I cantieri, però, non sono mai stati terminati. Quasi tutti i contadini sono già stati allontanati e ora sembra che toccherà ad altre tre famiglie.

Quello dello stadio non è l’unico “cemento” previsto a Pietralata. Anche se in ritardo di anni, sono diversi i progetti avviati o in fase di progettazione sulle aree ex Sdo.
I comitati contrari allo stadio hanno chiesto di anticipare il confronto pubblico, finora inutilmente. Ma il confronto è urgente perchè, anche se si parla di “rigenerazione urbana”, purtroppo è un dato di fatto che il consumo di suolo a Roma sia tornato ad aumentare dopo il calo del periodo 2015-2017.

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