Dieci anni dal crollo del Rana Plaza: a che punto sono le condizioni di lavoro in Bangladesh?
Quest’anno ricorrono i dieci anni dal crollo del Rana Plaza, avvenuto il 24 aprile 2013, in cui persero la vita 1.138 persone. I lavoratori e le lavoratrici delle cinque fabbriche di abbigliamento presenti nell’edificio sapevano che la struttura non era sicura, visto che erano stati evacuati il giorno prima. Ma sotto la minaccia di perdere un mese di salario e senza avere un sindacato che li rappresentasse, sono stati costretti a entrare. Molte questioni che hanno contribuito a questo disastro evitabile, come la povertà dei salari e la repressione del diritto di organizzarsi rimangono irrisolte.
Solo nel campo della sicurezza nelle fabbriche, dove sindacati e oltre 40 tra i più grandi marchi della moda si sono uniti in un programma vincolante, i progressi sono stati notevoli e duraturi.
12 marchi invece hanno deciso di anteporre i propri profitti alla vita dei lavoratori in Bangladesh e Pakistan, non firmando l’Accordo: Amazon, ASDA, Columbia Sportswear, Decathlon, Ikea, JC Penney, Kontoor Brands (Wrangler, Lee e Rock & Republic), Levi’s, Target, Tom Tailor, URBN (Urban Outfitters, Anthropologie, Free People) e Walmart.
Unitevi a noi per dire a questa sporca dozzina che quando è troppo è troppo.
Firmate la petizione: www.eko.org/Rana-Plaza